Allenatore vincente con Inter e Bologna, la vita dell’ebreo Arpad Weisz è stata stravolta dalle leggi razziali. Deportato, ha trovato la morte ad Auschwitz nel 1944. Arpad Weisz, nato a Solt, Ungheria, il 16 aprile 1896, ha avuto una carriera da calciatore promettente come ala sinistra veloce e tecnica. Tuttavia, il suo sogno di giocare è stato interrotto da un grave infortunio al ginocchio che lo ha costretto a ritirarsi a soli 30 anni. Ma è come allenatore che ha lasciato un segno indelebile nel calcio.
il “Bologna che tremare il Mondo fa”
Il Bologna allenato da Arpad Weisz durante gli anni ’30 fu soprannominato il “Bologna che tremare il Mondo fa”. Questo soprannome è legato alle straordinarie prestazioni della squadra sotto la guida di Weisz e ai suoi successi nel calcio italiano e internazionale. Il Bologna di Weisz ha vinto due Scudetti consecutivi nelle stagioni 1935-1936 e 1936-1937. Inoltre, ha partecipato e vinto il Torneo dell’Esposizione Internazionale di Parigi nel 1937, sconfiggendo squadre di alto livello, tra cui il Chelsea inglese.
Questi risultati e le prestazioni di alto livello del Bologna in campo hanno contribuito a guadagnare il soprannome che sottolinea la loro straordinaria forza e abilità nel calcio dell’epoca. La squadra di Arpad Weisz è stata una delle più dominanti e rispettate del suo tempo.
Weisz si è affermato come un giovane allenatore di successo, considerato un precursore di figure moderne come Mourinho e Guardiola. Ha innovato il ruolo del tecnico di calcio e ha guidato Inter e Bologna alla vittoria di 3 Scudetti
Nel 1938, però, le Leggi razziali italiane costrinsero Weisz, di origine ebraica, a lasciare l’Italia con la sua famiglia. Si rifugiò in Olanda e continuò a ottenere successi come allenatore fino a quando, nel 1942, fu deportato. Dopo 15 mesi di lavori forzati, fu trasferito ad Auschwitz, dove morì il 31 gennaio 1944. La sua storia è stata ricostruita e raccontata dal giornalista Matteo Marani nel libro ‘Dallo Scudetto ad Auschwitz’.
La sua storia è stata commemorata da diverse squadre di calcio e istituzioni, con targhe e iniziative in suo onore. La sua carriera eccezionale e la tragica fine sono un monito contro il razzismo e l’antisemitismo che ancora persistono nel mondo.
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